Il cardinale Parolin, accogliendo l'invito ricevuto dal presidente uscente Francesco Scelzo, ha partecipato al recente Congresso del MAC. Il cardinale ha portato il saluto del Santo Padre Papa Francesco e ha preso spunto dalle parole del Pontefice per la riflessione condivisa con i presenti.
“Tutto viene da lì, e tutto sempre si rigenera da lì, da cuori aperti e disponibili alla Parola di Dio”. Con queste parole il Card. Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha concluso il suo saluto al MAC. Il messaggio, particolarmente gradito, non solo per l’autorevolezza di chi lo pronunciava ma per la cordialità e il tono amichevole usato, ha espresso nella sua forma sintetica l’essenza del MAC, le motivazioni per cui il Movimento rinnova la sua presenza, dopo 90 anni di attività.
Ecco il discorso integrale:
Cari amici,
sono contento di partecipare a questo momento di apertura del vostro Congresso. Saluto il presidente uscente, Dottor Francesco Scelzo, che ringrazio per l’invito, con l’Assistente ecclesiastico nazionale, Don Alfonso Giorgio, e tutti voi delegati dei gruppi diocesani e altri soci. Vi porto il saluto del Santo Padre Papa Francesco, che benedice di cuore la vostra assemblea e il vostro cammino.
E proprio dal Papa prendo lo spunto per la breve riflessione che desidero condividere con voi. In occasione del Giubileo della Misericordia, nella giornata dedicata alle persone malate e con disabilità, il Santo Padre ha insistito su un punto che gli sta molto a cuore, cioè sul valore della diversità. Certo – lui diceva – alcune diversità sono dolorose, ma anche queste ci possono aiutare, perché ci sfidano e, se le viviamo bene, ci possono arricchire.
Un esempio per noi fondamentale è la comunità parrocchiale: la comunità che sa accogliere le persone con diverse forme di disabilità, può trovare all’inizio qualche difficoltà, ma poi risulta molto arricchita, sia per l’apporto che queste persone danno – già con la loro stessa presenza –, un apporto che va a vantaggio di tutti, sia per la fiducia che questo stile genera in altre famiglie, che a volte si tengono un po’ a distanza per il timore di non essere accolte o per esperienze negative precedenti.
Dunque, la diversità diventa positiva in un contesto di accoglienza e amicizia. E il Movimento Apostolico Ciechi è una realtà che nella Chiesa in Italia ha dato e continua a dare un contributo importante in questo senso. Vedenti e non vedenti insieme, accomunati dall’unico desiderio di testimoniare la gioia di sentirsi amati dal Signore. Vi incoraggio ad andare avanti, confidando sempre nel suo aiuto.
E so che non limitate il vostro impegno all’Italia, ma cercate di vivere la condivisione anche con i fratelli non vedenti e ipovedenti di Paesi più poveri, mediante una rete di contatti con le Chiese locali e i missionari. Nel mio ministero ho visitato tante e diverse comunità ecclesiali dove la gente vive in condizioni di indigenza, a volte molto grave, con conseguenze pesanti sulla salute. Anche voi partecipate alla missione della Chiesa di essere vicina in modo concreto a questi fratelli e sorelle, preoccupandovi della loro promozione personale e sociale. E anche in questo vi auguro di andare avanti con gioia e con impegno.
E infine vorrei ricordare a me e a voi che l’anima e la forza di ogni apostolato è la preghiera, l’unione con Dio. E a tale riguardo ho scoperto che voi avete un esempio e una maestra speciale, che si chiama Maria Motta: colei che diede inizio, circa 90 anni fa, all’apostolato organizzato da cui è nato il Movimento Apostolico Ciechi. Maria Motta è stata prima di tutto una donna di grande fede, di preghiera, di docilità allo Spirito Santo. Tutto viene da lì, e tutto sempre si rigenera da lì, da cuori aperti e disponibili alla Parola di Dio. Perciò, nella scia spirituale ed ecclesiale lasciata da Maria Motta, proseguite il vostro cammino associativo e la vostra testimonianza nella Chiesa e nella società, attingendo sempre alle limpide fonti del Vangelo.
Vi ringrazio e vi benedico con affetto.