In questi giorni così particolari, noi sacerdoti, riceviamo molti messaggi contrastanti: da un lato il desiderio di ottemperare alle norme indicate dal governo e dalla CEI per far fronte allo stress derivante dal COVID-19, dall’altro la delusione e lo sgomento per tutto ciò che sta accadendo!
“Come è possibile che un credente non debba cibarsi dell’Eucarestia? Non è giusto!
“E’ vero. Non è giusto! Ci mancherebbe! Un vero credente, infatti non può fare a meno del Corpo di Cristo.
E’ possibile che le persone non vedenti e tutti gli aderenti al Movimento apostolico ciechi - di cui io sono l’assistente ecclesiastico nazionale - non possano incontrarsi?
Per loro, toccare, abbracciare è fondamentale! Un non vedente, è vero, “vede con il cuore”, ma ha bisogno del contatto fisico, dell’incontro e della vicinanza, più di chiunque altro. Per questi nostri amici è fondamentale! Ebbene, quest’anno, dopo aver organizzato tutto, così bene, ed aver maturato la gioia della condivisione ad Assisi, nei giorni 20-22 marzo prossimi, ci vediamo costretti a rinunciare. Perché? Paradossalmente, per amore! Si, per amore! Perché solo così possiamo aiutarci ed evitare che questo “nemico invisibile” si faccia ancora più strada tra noi e/o attraverso noi.
“E’ possibile che il sacerdote non possa celebrare l’Eucarestia se non da solo?”
Non possiamo abbracciarci, non possiamo stringerci la mano. I nostri figli, che sono al Nord, per studio o lavoro, non possono tornare a casa e, se dovessero tornare, per loro vi è l’obbligo di legge di sottoporsi a controlli e rimanere in quarantena, ecc.
Ma tutto questo, carissimi fratelli e sorelle, va fatto solo per amore. Il Signore parlerà al nostro cuore più di quanto noi stessi possiamo immaginare. Il silenzio e il digiuno eucaristico “forzato” ci potrebbero aiutare ad avere una vera fame di Dio, fame di Eucarestia!
Ricordo, in questo momento difficile, i viaggi missionari che ho avuto occasione di fare per ragioni pastorali o per incontrare i piccoli e poveri non vedenti che sosteniamo dall’Italia con i progetti di cooperazione internazionale. In quelle circostanze ho constatato di persona che, in mezzo a tanta povertà, vi è anche la povertà eucaristica. Infatti, in alcune zone partecipano alla S. Messa solo due o tre volte l’anno. E’ indelebile, nel mio cuore, il ricordo di una celebrazione eucaristica vissuta con questi poveri, dopo tre mesi di attesa. Aspettavano il sacerdote come una “manna dal cielo”! Fu bellissimo! Avevano tanta fame di Dio!
Ecco, in quello che ci sta capitando, conviene cogliere questo aspetto spirituale importante: dobbiamo desiderare Gesù, attenderlo mentre Egli stesso si rende presente, anche se in maniera diversa e misteriosa. Siamo sicuri, infatti, che non ci lascia mai e quando potremo, tutti insieme, cibarci della Santa Eucarestia, sarà una grande gioia e forse avremo capito quanto importante sia vivere la comunione, la pace tra noi e la gioia di celebrare insieme il Mistero di amore di Cristo per noi. Intanto possiamo impegnarci a “lavare i piedi” dei nostri fratelli, come ha fatto Gesù, perché Eucarestia e carità vanno sempre insieme. Sicuramente avremo il tempo di recarci in Chiesa per una preghiera silenziosa, davanti al Santissimo Sacramento. Ci sarà data l’opportunità di pregare nella nostra Chiesa parrocchiale, e magari proprio nella preghiera, avremmo modo di indirizzare una bella lettera a qualcuno che soffre o telefonargli cercando di ascoltarlo amorevolmente. In questo tempo, avremo modo, forse, di ridimensionarci e umilmente riconoscere le nostre debolezze, i nostri peccati e i nostri torti. Mettendo da parte l’orgoglio, potremo provare a chiedere scusa, magari a distanza, in Chiesa o per telefono o per iscritto, dopo lunga preghiera personale. Potremmo dedicare al fratello o alla sorella che abbiamo offeso una bella lettera scritta, come si faceva anticamente, di proprio pugno, per chiedergli scusa e riconciliarci di vero cuore.
Riguardo a noi, credete che per noi presbiteri, che per i nostri vescovi, ministri del Signore, sia facile celebrare da soli, evitare di incontrarvi e abbracciarvi o donarvi la Santa Eucarestia? E’ una grande penitenza per noi! Ma è una penitenza anche per voi. Una penitenza forzata. Non l’abbiamo scelta e ci viene imposta in questa quaresima.
Veramente una quaresima strana!
Chissà che non diventi la più bella e più vera quaresima mai vissuta prima d’ora?
Non lasciamo passare questa occasione inutilmente.
Impegniamoci personalmente a cambiare il cuore. Le ceneri ricevute all’inizio di questo tempo penitenziale diventino il “concime” per una vera rigenerazione nello Spirito. Facciamo in modo che niente vada perduto, nemmeno questo silenzio e questo digiuno cui siamo chiamati in questo momento.
Buona Quaresima.
Don Alfonso Giorgio