Corso di Braille e tifloinformatica per 25 insegnanti dell’istituto Comprensivo Luigi Pirandello di Cerda
Martedì 25 giugno, con un esame finale consistente in un dettato e un breve colloquio orale individuale, si è concluso il Corso di braille e tifloinformatica per insegnanti voluto e finanziato dal Mac in collaborazione con l’Ufficio politiche per la disabilità della CGIL di Palermo. “Per i nostri docenti si è trattato”, osserva il prof. Salvatore Vento, dirigente scolastico dell’Istituto cerdese, “di prendere contatto con il mondo della minorazione visiva, con l’idea di aiutare la nostra alunna ipovedente che l’anno prossimo frequenterà la scuola media e di aprire un varco in quel silenzio che è il modo di essere, di conoscere e di relazionarsi dei disabili visivi, al di là degli stereotipi”.
“Fare un corso a Cerda, in una realtà decentrata della provincia di Palermo,” racconta Calogero Audino, presidente del Mac di Sicilia e della sede di Palermo, “non era per niente facile, anche perché noi volevamo che il corso fosse tenuto da Peppino Re, che risiede a Campofelice di Roccella, un paese distante solo una trentina di chilometri da Cerda, ma senza alcun collegamento diretto. In più la disponibilità dei docenti che lo avrebbero frequentato era ridotta ad un paio di ore, imponendo frequenti venute in loco. Alla fine tutto è andato liscio. Abbiamo limitato le lezioni di aula per gli apprendimenti pratici del Braille e dei sistemi informatici utilizzati. Per gli approfondimenti di tipo teoretico e gli aspetti di tiflologia ci siamo avvalsi dell’aula informatica virtuale predisposta dalla tutor Rosalba Cirri, in cui, partendo da uno schema
precedentemente elaborato, si è discusso ampiamente su ogni versante.
“Ma io sapevo perfettamente”, esclama il docente del corso Peppino Re, “che i veri momenti che
avrebbero reso questa esperienza, fra quelle che nella vita di ognuno diventano indimenticabili, sono stati le due visite guidate, che hanno davvero arricchito e fatto toccare con mano la realtà della disabilità visiva, nel senso più umano del termine”.
L’11 giugno il gruppo si è recato presso l’Istituto per Ciechi Florio e Salamone di Palermo. “Insieme alla psicologa non vedente Giovanna Virga”, ci dice Peppino Re, “abbiamo visitato il giardino dei suoni e successivamente tutti abbiamo vissuto l’esperienza del bar al buio, che per tanti è risultata devastante in quanto fa scoprire il valore dei sensi residui e le differenze fra quanto viene percepito senza il favore della vista. Ha concluso la visita l’incontro con la dott.ssa Maria Concetta Cusimano presso il Centro di consulenza tiflodidattica della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro ciechi, per conoscere la quantità e la qualità del materiale tiiflodidattico, informatico e tiflotecnico che può trasformare e arricchire la vita dei non vedenti e ipovedenti”.
Il 13 giugno, presso la sede territoriale di Palermo dell’Unione Italiana Ciechi, il gruppo ha incontrato il presidente, Tommaso Di Gesaro, accompagnato dall’oculista operante in sezione, Giansandro Acciaro, e ha potuto beneficiare dell’ospitalità offerta dal corso Irifor per centralinisti non vedenti. In questa esperienza seppur breve è stata vissuta la realtà dell’interazione che si manifesta in una classe costituita per lo più da non vedenti, senza lim ed altre consuetudini didattiche, e si sono potute ascoltare due storie personali di adulti che hanno perso la vista. “Devo dire, anche con un ' di meraviglia”, osserva Peppino Re, “che nel momento del breve colloquio di esami, tutti i venticinque corsisti si sono soffermati su questi aspetti, confrontandoli con la propria vita e con i propri sentimenti, di genitori oltre che di insegnanti, facendosi tante domande, sulla percezione del tempo e dello spazio, sulle immagini mentali del pensiero abituale”.
“In fin dei conti, è proprio nella missione del Mac”, osserva Calogero Audino, “la volontà di coinvolgere anche la dimensione spirituale degli interlocutori. Ho incontrato i corsisti a scuola un lunedì e ho illustrato loro il tesoro associativo del Mac, che mette insieme vedenti e non vedenti nella sua matrice religiosa e sociale”.
“Non era facile raggiungere il numero canonico di 25 partecipanti” osserva la tutor raggiante Rosalba Cirri, “e in alcuni momenti siamo stati anche 29! Tutti i colleghi hanno recepito lo stimolo a partecipare e sono stati felici dell’esperienza.”
Il presidente nazionale del Mac, Michelangelo Patané, ha avuto modo di incontrare alcuni partecipanti del corso in concomitanza con la consegna del premio Don Giovanni Brugnani avvenuto in una parrocchia di Cerda.
Pensando a un bilancio, il corso di Braille e tifloinformatica conclusosi a Cerda non può che essere
considerato una stimolante e proficua esperienza che valorizza e identifica il cammino didattico che un insegnante è chiamato a percorrere nel corso della sua carriera. L’augurio è quello che vengano organizzati nuovi corsi nelle più diverse realtà scolastiche.