Il Tema dell'anno associativo 2019/2020 è  "Accolti per Accogliere".  

Anche quest’anno il MAC  presenta un sussidio semplice ma ben articolato e soprattutto caratterizzato, in senso associativo.

Il tema predominante è l’accoglienza.

L’amicizia sincera tra credenti, tra persone solidali nel proprio stato di vita, è luce vera per i cuori. La gioia di accogliere le persone con disabilità nella comunità, l’accettazione di sé e degli altri con i loro limiti, lo slancio di amore misericordioso verso tutti, l’accoglienza delle diversità, sullo stile accogliente di Maria, la Madre del Signore, oggi ancor più che nel passato, ci rendono segno di una Chiesa impegnata a non lasciare nessuno sulla strada, un “ospedale da campo” (Papa Francesco) che è sempre vicino a chi soffre, una casa accogliente per tutti, una “Chiesa in uscita” pronta ad offrire un segno tangibile dell’amore misericordioso del Padre.

 

Nelle pagine del sussidio, a cura di Don Alfonso Giorgio, c’è molta vita associativa, molti riferimenti alla vita del MAC, oltre che tanti spunti per la riflessione e formazione nei Gruppi. Il sussidio è rivolto agli adulti, che sono la maggior parte degli associati, ma anche ai più giovani e quelli più anziani, ai singoli, alle coppie, che vogliono riflettere sul tema dell’accoglienza evangelica. È uno strumento formativo pensato per tenere tutte insieme le fasce di età, e le diverse condizioni della vita adulta nell’associazione.

Vogliamo riflettere sulle dinamiche di accoglienza tra noi, nelle varie realtà aggregative e nelle comunità ecclesiali. In una associazione poi, il clima di accoglienza, senza dubbio, favorisce amicizia, gioia di incontrarsi e solidarietà fraterna. Accogliere gli altri, magari diversi da noi, è solo occasione di arricchimento, di crescita e di gioia per tutti gli aderenti del MAC.

Il percorso proposto nel sussidio formativo comprende cinque tappe:

 

[…]Tutti possono accogliere, perché tutti siamo stati fatti per amare e accoglierci vicendevolmente, nonostante le derive individualistiche del nostro tempo. È il cuore che si muove e accoglie, perché l’accoglienza è anzitutto una disposizione del cuore che si manifesta attraverso gesti che favoriscono un vero e proprio clima fraterno, di serenità e amore che introducono tutti alla presenza di Dio.

A riguardo, il Papa ricorda che c’è un gesto bellissimo che le persone umane hanno, ed è proprio la stretta di mano:

"un gesto che facciamo quasi senza pensarci, ma è un gesto molto profondo: stringere la mano. Quando io stringo la mano, metto in comune quello che ho con te – se è uno stringere la mano sincero – : ti do la mano, ti do ciò che è mio e tu mi dai ciò che è tuo. E questa è una cosa che fa bene a tutti. Andiamo avanti con le diversità, perché le diversità sono una sfida ma ci fanno crescere. E pensiamo che ogni volta che io stringo la mano a un altro, do qualcosa del mio e ricevo qualcosa di lui. Anche questo ci fa crescere (Papa Francesco, Incontro con persone disabili promosso dalla CEI, 11/6/2016).

La vera fraternità nasce dal dono e dalla condivisione di quello che siamo e che abbiamo. Per essere veramente fraterni occorre donarsi perché “è dando che si riceve”! […]

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 […] In fondo, tutti vogliamo essere accolti e amati e tutti vogliamo amare, per sentirci vivi, stare con la gente, poter pregare nella nostra comunità, sentirci parte della famiglia di Dio e della società.

È una questione di fede che riguarda tutti indistintamente, perché se guardiamo a noi stessi, sotto lo sguardo di un Altro, che è Dio, e da cui ci sentiamo amati, impareremo, gradatamente, ad attribuire un significato sempre più profondo alle caratteristiche della nostra personalità, quali esse siano. Scopriremo così, che non solo quelle doti particolari ci sono state donate perché altri ne possano fruire, ma che anche quei difetti, contro cui da anni cerchiamo di combattere e facciamo fatica ad accettare, ci sono offerti in dono perché impariamo ad essere umili, a non giudicare, a rispettare tutti. A questo livello l’accettazione di sé si trasforma allora in un impegno, un compito: essa ci invita a diventare veramente noi stessi e a voler essere ciò che siamo in pienezza. […]

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[…] L’accoglienza è un aspetto importantissimo dell’ascolto. Offrire ascolto è offrire misericordia, ospitalità, è accogliere, in un certo senso, colui che ci sta di fronte con i suoi limiti e le sue fragilità, colui che parla, con la sua interiorità e viverla insieme almeno per un poco. Sì, perché il primo gradino dell’accoglienza è l’ascolto. Sentirsi ascoltati lascia l’impressione di vivere in un altro o meglio di avere qualcuno in cui vivere. La vera accoglienza, infatti porta, inevitabilmente, a porsi a servizio degli altri, non secondo i nostri desideri o le nostre preferenze, ma a misura del loro bisogno. Lo esprimono molto bene i nostri Vescovi nel documento Evangelizzazione e testimonianza della carità:

"può essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente. Accogliere il povero, il malato, lo straniero, il carcerato è infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nella propria città e nelle proprie leggi. La carità è molto più impegnativa di una beneficenza occasionale: la prima coinvolge e crea un legame, la seconda si accontenta di un gesto” (Evangelizzazione e Testimonianza della Carità, n.39).

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[…] Ognuno di noi è diverso dall’altro, non siamo stati fatti con lo stampo. Il Signore ci vuole diversi perché è nella diversità che noi ci arricchiamo e ci completiamo. Per tale ragione, come giustamente afferma il Papa, non bisogna «spaventarsi delle differenze: anzi, spaventarsi quando qualcuno vuole rendere tutto uguale: no, questo non va, questo non è Chiesa» (Papa Francesco, Incontro con persone disabili promosso dalla CEI, 11/6/2016). «È necessario – scrive Suor Veronica Donatello in “O tutti o nessuno” (Edizioni Dehoniane Bologna) – creare tra comunità cristiana e persone disabili una cultura dell’incontro perché ognuno è portatore di dignità da contrapporre a quella dello scarto dominante nelle società moderne. Il gesto più significativo, a dimostrazione di questo orientamento, è stato quell’abbraccio a una persona disabile fatto all’improvviso in piazza San Pietro; abbraccio che ha commosso tutto il mondo e ha scosso l’opinione pubblica sulla realtà della disabilità». Papa Francesco, a riguardo, durante l’incontro promosso dalla CEI ha affermato con convinzione: “tutti siamo diversi, non c’è uno che sia uguale all’altro”. “Le diversità sono proprio la ricchezza”. “Pensiamo – ha aggiunto – a un mondo dove tutti siano uguali: sarebbe un mondo noioso”. “è vero, ci sono diversità – ha riconosciuto il Papa – che sono dolorose, ma anche quelle diversità ci aiutano, ci sfidano e ci arricchiscono”. “Non aver paura delle diversità è la strada per migliorare, per essere più belli e più ricchi”. . (FRANCESCO, Incontro con i disabili). Questo è il vero tesoro che ci fa preziosi ai suoi occhi e agli occhi di tutti. […]

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  • QUINTA TAPPA
    Maria, modello di accoglienza

    "Maria è donna accogliente e in questo si specchia un modo specifico del libero agire di Dio nell’uomo e della capacità dell’uomo di corrispondervi nella libertà dell’amore.”

[…] Maria di Nazaret quale “donna accogliente” non è una trovata teologica conciliare, ma piuttosto una naturale deduzione evangelica. In effetti gli sviluppi della mariologia contemporanea hanno mostrato come in Maria – nella sua persona – accada come una “microstoria della salvezza” (cfr. Stefano De Fiores), senza dimenticare la lezione dei padri della Chiesa che l’hanno sempre definita “tipo” della Chiesa, per cui ciò che è in Maria si riconosce nella Chiesa e ciò che deve essere della Chiesa si vede già in Maria (cfr. J. Ratzinger). La Maria biblica è donna accogliente e in questo si specchia un modo specifico del libero agire di Dio nell’uomo e della capacità dell’uomo di corrispondervi nella libertà dell’amore: l’accoglienza è anche per questa via identificabile, teologicamente, come virtù necessaria per il vero credente e come dimensione ontologica della comunità cristiana che in Maria trova il proprio modello di vita, di esistere, di credere e guardare al futuro con speranza.

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