Il MAC al Convegno
Il Giubileo delle persone con disabilità è iniziato il 28 aprile a Roma con il Convegno nazionale "«Noi» pellegrini di speranza", promosso dal Servizio nazionale CEI per la pastorale delle persone con disabilità. Tanti sono stati i partecipanti, tra cui alcuni rappresentanti del MAC nazionale a partire dal presidente Michelangelo Patanè e dall’assistente Don Alfonso Giorgio, raccoltisi presso il centro congressi Augustinianum per seguire due focus principali: il progetto di vita come diritto alla piena realizzazione personale e sociale e il rapporto tra scienza, tecnologia e etica, con un’attenzione particolare agli strumenti e alle buone pratiche che rendono l’autonomia e la partecipazione realmente possibili. Insieme a ampie e stimolanti testimonianze sono stati ascoltati gli interventi di Don Andrea Ciucci, coordinatore di Segreteria della Pontificia Accademia per la Vita nonché segretario Generale della Fondazione vaticana RenAIssance e di Padre Paolo Benanti, T.O.R., Pontificia Università Gregoriana.
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Il convegno si è concluso nel primissimo pomeriggio con un pellegrinaggio alla Porta Santa, cuore simbolico dell’anno giubilare; dai suoi primi passi il nostro don Matteo Buggea è stato portatore della Croce per la maggior parte del tragitto percorso.
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Il MAC a "Le Vie della Speranza"
Ma dalle prime ore del mattino, lungo via della Conciliazione, giovani, adulti e anziani che danno concretezza a quel grande patrimonio italiano che è il volontariato, hanno dato vita a "Le Vie della Speranza": 35 stand per raccontare il mondo della partecipazione attraverso progetti, esperienze e testimonianze. Il MAC non poteva mancare all’appuntamento con un animato stand dove ausili tiflotecnici e materiale didattico, brochure, roll-up e video in multilingue hanno raccontato la storia e le molteplici attività del movimento.
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Il MAC alla Basilica di San Paolo
Le nuvole non minacciano pioggia mentre si affollano sopra il bimillenario tempio che ospita le spoglie dell’Apostolo delle genti, la basilica di San Paolo fuori le mura. È qui che verrà celebrata la Messa per il Giubileo delle persone con disabilità presieduta dal responsabile dell'organizzazione dell’Anno Santo, già pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e Arcivescovo Rino Fisichella.
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Dal primo pomeriggio sono affluite migliaia di persone con disabilità e i loro accompagnatori per prendere posto o accostarsi al sacramento della Riconciliazione prima dell’inizio della Messa. Mentre la folta Schola Cantorum ha avviato le prove dei canti gli animatori della LIS, la Lingua internazionale dei segni, si preparano posizionandosi in diversi punti dell’immenso tempio. Dall’ingresso solenne della molteplicità dei celebranti, tra cui il nostro caro Don Alfonso, riecheggia in tutti la gioia della partecipazione alla celebrazione eucaristica. La liturgia della Parola è ascoltata con suggestivo raccoglimento e la proclamazione del Vangelo, il dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, diviene partecipe azione teatrale ai piedi dell’altare: veli celesti e personaggi muti con movimenti minimi narrano il misterioso soffio dello Spirito. "Nessuno deve rimanere solo" ammonisce Monsignor Fisichella nella sua omelia. E richiama gli Atti degli Apostoli. Pietro e Giovanni guariscono un paralitico senza oro né argento ma nel nome di Gesù. Un miracolo che non ha alcun sapore di ricchezza ma di mera restituzione. A ciò siamo chiamati: a donare e generare autonomia, dignità, forza per rialzarsi. La prima comunità ecclesiale stimava il coraggio di non rimanere in silenzio e lo Spirito agiva per creare la storia di uomini e donne più perdurante dell’umanità. L’omiletica di Fisichella è semplice e diretta e la conclusione è rivolta all’amato Bergoglio: "Che il seme gettato da Papa Francesco, nel suo pontificato di misericordia e inclusione, possa ancora fiorire come è accaduto oggi e permanere nella Chiesa".
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Il MAC alla Basilica di San Pietro
La giornata del 29 si è aperta con il grande e emozionante raduno sul sagrato della Basilica di San Pietro per la catechesi di Monsignor Rino Fisichella. La piazza era gremita. Per la maggior parte italiana, l’affluenza ha visto la partecipazione di numerose nazionalità europee e internazionali. Molti i segni di grande sofferenza e disabilità ma anche di meravigliosa e coraggiosa assistenza degli accompagnatori, che fossero familiari o amici a fianco di malati gravi e meno gravi. Numerosissime le carrozzine poste nelle prime file, sempre protette da un foltissimo numero di volontari che distribuivano acqua e riparo da un sole brillante ma caldo. In diretta televisiva, la catechesi di Fisichella si è incentrata sulla grande testimonianza quotidiana che ogni disabilità è in grado di trasmettere al mondo contemporaneo tanto martoriato dalle disuguaglianze e diviso dalla tecnica sempre più invasiva. Quanto invasiva fu la malattia sin dalla nascita nel 1013 per Ermanno. Nato con una grave malformazione fisica, non poteva stare eretto né poteva camminare, Ermanno a sette anni fu mandato nella scuola del monastero benedettino di Reichenau, in Germania, fondato da San Primino. Qui, racconta Mons. Fisichella, vi rimase per tutta la vita divenendo monaco nel 1043, nove anni prima di decedere. Nutrito da importanti insegnamenti, Ermanno elaborò un nuovo sistema di scrittura per la musica ma anche diverse opere storiche, astronomiche e religiose nonché la preghiera del Salve Regina; una orazione infinita, che determina quanto il genio è nascosto in chiunque e va sempre mietuto e rivelato. Prima della preghiera e della benedizione conclusiva, ampio spazio è stato offerto alle testimonianze di coppie sposate e ragazzi di alcune parrocchie attraverso le quali sono stati dati emblematici segni di vita, d’amore e di speranza veicolati dalle realtà della disabilità.
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Il MAC in Via della Conciliazione tra Castel Sant'Angelo e Piazza San Pietro
In via della Conciliazione fa meno caldo e accarezza un dolce vento tiepido. Prosegue l’accoglienza al nostro stand con la rappresentativa presenza di Michelangelo Patanè. Il percorso è attraversato da tantissime persone, visitatori, disabili e accompagnatori; anche da chi non sta vivendo la mattinata giubilare ma che si ferma interessata insieme a troupe televisive e giornalisti accreditati. Nel frattempo, al termine della catechesi, lentamente ci spostiamo verso Castel Sant’Angelo, dove è organizzata in modo impeccabile la distribuzione del pasto. Le forze dell’ordine sorvegliano; sono perlopiù ragazzi in divisa che salutano, danno una mano a chi ne ha bisogno, controllano che tutti siano sereni e protetti.
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Dal primo pomeriggio, dopo il pranzo, all’interno dei giardini di Castel Sant’Angelo, una vivacissima festa con musica, esibizioni di band formate da persone con disabilità, interventi di atleti paraolimpici e artisti. La festa ha permesso l’incontro e lo scambio di testimonianze e di sinergie tra le tante associazioni presenti tra rappresentanti, dirigenti e volontari, religiose e religiosi, anziani e presbiteri, tantissimi bambini, famiglie e consacrati per vivere uno splendido pomeriggio all’insegna della speranza e della solidarietà. Poco prima delle 16:30 piazza Pia è ancora assolata da un intenso sole, quasi allo zenit della cupola di San Pietro. Il Tevere a poca distanza richiama alcuni gabbiani mentre si vanno raccogliendo i gruppi che si preparano al pellegrinaggio verso la Porta Santa. Don Alfonso ha la buona intenzione di iniziare il raccoglimento con un momento di preghiera prima di raggiungere il corso pedonale prestabilito per il cammino lungo via della Conciliazione. È la preghiera del Rosario del giorno corrente a guidare i nostri passi verso la basilica pietrina; il gruppo straniero precedente è lontano, alle spalle non c’è nessuno. Il traffico e i pellegrini fanno da sfondo ma con rispetto e distanza che non infastidiscono. Anche l’obbligato passaggio ai metal detector, controllato da carabinieri e finanzieri, passa innocuo per tutti; poi ci si raccoglie tutti insieme prima di affrontare l’ultimo tragitto circondati dall’abbraccio astratto e architettonico del Bernini. È il tratto forse più intimo quello che ora ci accingiamo a intraprendere, dove alla preghiera collettiva si somma il discernimento intimo sulla dedicazione del passaggio: per sé o per un defunto caro, di famiglia o legato da profonda amicizia. Varcare la Porta Santa è la grazia dell’indulgenza plenaria; è l’Anno durante il quale la santità di Dio ci trasforma; è la forza del perdono delle anime per la riconciliazione verso il Padre per la vita eterna. Il passaggio di pochi secondi è silenzioso ma riecheggia il sincrono inizio della liturgia eucaristica presso l’altare papale. Passi lenti varcano la soglia, i cani guida anticipano, una carezza alle formelle scultoree nate dalla giaculatoria di Papa Pio XII che volle la porta nel 1949: "Concedi, o Signore, che questo Anno Santo sia l'anno del gran ritorno e del gran perdono". Il flusso di fedeli raggiunge il centro della basilica. L’incenso si eleva dalle colonne del baldacchino del Bernini mentre i cardinali si raccolgono per la celebrazione delle novendiali. Papa Francesco ha sempre incoraggiato il MAC; noi, percorrendo un lato del fastoso ciborio che ci guida verso l’uscita, pensiamo al prossimo conclave con la speranza nel cuore di una Chiesa sempre più inclusiva e spirituale.
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